Durante una conferenza stampa tenutasi Venerdì 28 Agosto, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha annunciato le proprie dimissioni da capo del governo. La decisione, ha dichiarato lo stesso Abe, è stata presa a seguito di un peggioramento delle sue condizioni fisiche iniziato verso la metà del mese di Luglio. L’intero gabinetto del primo ministro Abe darà anch’esso le dimissioni in massa, non appena il Partito Liberal Democratico (PLD) eleggerà il suo successore. Nessuna notizia certa riguardo il nome del prossimo possibile primo ministro.
Dall’aggravamento all’annuncio delle dimissioni
Nelle sue apparizioni delle ultime settimane, il primo ministro Abe aveva già mostrato sintomi di un deterioramento del suo stato di salute, accusando più volte fatica e mostrando una palese difficoltà nel camminare, notata anche dai media e dai giornalisti presenti alle sue rassegne stampa. Il PM ha dichiarato di essere affetto da rettocolite ulcerosa e che le sue condizioni potrebbero peggiorare: “la mia malattia, che ho scoperto a metà dello scorso mese, ha causato un forte indebolimento del mio stato fisico facendomi accusare fatica e spossamento”, ha dichiarato Abe lo durante il briefieng di Venerdì, “ho deciso di dare le dimissioni dalla mia posizione di primo ministro, poiché non mi sento più in condizione di portare avanti i miei impegni a pieno. Ho preso questa decisione in piena autonomia“. Il primo ministro Shinzo Abe, oggi alla soglia dei suoi 66 anni, aveva visitato già due volte un ospedale di Tokyo nel solo arco di quest’ultimo mese, e sembra aver preso la sua decisione a seguito dell’ultima di queste due visite.
Il lungo governo di Shinzo Abe
Eletto per la prima volta a primo ministro nel 2007 e successivamente rieletto in una sessione speciale nel 2012, Shinzo Abe è stato il più giovane primo ministro giapponese e capo del più longevo esecutivo della storia del paese. Dapprima delfino del suo predecessore Junichiro Koizumi, Abe ricopre anche il ruolo di presidente del Partito Liberal Democratico, partito conservatore e nazionalista al potere in Giappone quasi costantemente a partire dalle elezioni del 1955, dopo la fine dell’occupazione americana. Durante i suoi ben quattro mandati, Abe ha portato avanti varie politiche estere, sopratutto nei rapporti con la Cina e gli Stati Uniti e nelle trattative con la la Korea del Nord per la liberazione dei prigionieri giapponesi lì detenuti. Ha inoltre messo in atto e proposto svariate riforme economiche interne e varie proposte di riforme costituzionali, come ad esempio la re-istituzione dell’esercito militare. Essendo in carica durante la pandemia da covid-19, ha anche guidato la discussa risposta del Giappone alla crisi del coronavirus, di cui però Abe ha rimarcato l’efficacia, sia dal punto di vista della ripartenza economica sia da quello sanitario, ponendo accento sul relativo basso tasso di mortalità per coronavirus in Giappone.
Le politiche di Shinzo Abe prima delle dimissioni
Il primo ministro Shinzo Abe ha comunicato la sua intenzione di dare le dimissioni ai membri del PLD prima della conferenza tenutasi Venerdì 28, asserendo che il possibile ulteriore deterioramento della sua malattia, di cui aveva già sofferto nel 2007, lo ha portato a prendere questa difficile decisione: “il rimpianto più grande è quello di dover abbandonare la mia posizione di primo ministro senza riuscire a portare a termine gli obiettivi che abbiamo iniziato a perseguire con il nostro esecutivo”, ha dichiarato ancora Abe, “come la firma di un trattato di pace con la Russia e la revisione di alcune leggi della costituzione giapponese“. Il primo ministro ha inoltre espresso il suo rammarico per non essere riuscito a riportare in patria tutti i cittadini giapponesi detenuti in Korea del Nord. Nella stessa occasione, Abe ha anche orgogliosamente dichiarato che il suo governo ha ottenuto grandi risultati, creando più di 4 milioni di posti di lavoro, aiutando svariate donne ed anziani a trovare un’occupazione e rafforzando l’alleanza del Giappone con gli Stati Uniti; ha rivendicato inoltre l’efficacia dei suoi rapporti diplomatici nel trattato internazionale Trans-Pacific Partnership, conclusosi nel 2015, nel quale sono state aperte possibilità per un accordo di libero scambio Asia-Pacifico ancora più ampio e il commercio giapponese con l’Europa.
Il successore del primo ministro dopo le dimissioni
Non è stato ancora deciso chi, di fatto, succederà il primo ministro Abe dopo le dimissioni, ed egli stesso non si è espresso riguardo le sue preferenze a riguardo: “non è qualcosa sulla quale dovrei esprimermi” ha dichiarato sempre durante la conferenza del 28 Agosto. Il primo ministro Abe rimarrà in carica fino a quando il partito non sceglierà il suo sostituto e successore; il PLD ha cominciato già a lavorare per la scelta del successore di Shinzo Abe, ma nessun nome è stato ancora dato per certo. L’ex segretario generale del PLD Shigeru Ishiba è fra i candidati più papabili, insieme al presidente del Policy Research Council Fumio Kishida. Il successore di Abe resterà in carica fino a Settembre 2021, quando il mandato dello stesso Abe sarebbe terminato se egli fosse rimasto al governo.